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Comunicato Stampa del 08/02/2003

Lettera di Giulia

Vorrei aggiungere alcune considerazioni in riferimento agli episodi di razzismo avvenuti il 22 dicembre presso la discoteca Arcate di Savolulx e le iniziative di solidarietà promosse dall'istituto Des Ambrois di Oulx, di cui viene data notizia su "Luna Nuova" del 28 gennaio.

Riassumo i fatti: i rappresentanti degli studenti del Des Ambrois per discutere l'accaduto avevano indetto un'assemblea d'istituto, svoltasi il 17 gennaio in due momenti (per ragioni di spazio): prima le classi del biennio e poi quelle del triennio. Durante il dibattito si è parlato con gli studenti ed è stato deciso, tramite una votazione, di dimostrare la solidarietà al ragazzo, ex allievo della scuola. Infine, sabato 25 gennaio, durante uno spettacolo dedicato alla "Giornata della memoria", al Palazzo delle Feste di Bardonecchia, i rappresentanti degli studenti hanno raccolto le firme dei ragazzi. Questo dovrebbe testimoniare la solidarietà e il rifiuto verso il razzismo e la violenza in ogni sua forma. Dico "dovrebbe", perché nell'assemblea del biennio, in realtà, nessuno ha esposto i propri dubbi riguardo all'accaduto, nessuno ha detto ad alta voce ciò che, magari, diceva ai compagni nell'orecchio. Prima e dopo l'assemblea, invece, i commenti si sono sprecati.

Nessuno ha avuto il coraggio di dire quello che realmente pensava. "Ma chi ha insegnato ai giovani che l'età non autorizza ad esprimersi se non nei compiti in classe a tema fisso? Chi ha messo loro in mente che solo gli adulti possono parlare ed esprimere pareri? Chi li ha intimiditi e riempiti di cautele?" dice Umberto Galimberti, Professore Ordinario di Filosofia della Storia, nella rubrica "Lettere" del settimanale Donna, periodico del giornale "La Repubblica". Perché i giovani hanno paura di esprimere le loro idee, qualsiasi esse siano? Nel caso specifico dell'assemblea, gli studenti contrari all'iniziativa di solidarietà, hanno taciuto, per poi sfogarsi davanti ai compagni. Forse la mancanza di un vero e proprio confronto con i più grandi, forse la paura di essere derisi, hanno fatto in modo che la maggior parte dei giovani si tenesse per sè le proprie idee. Troppe volte, però, i giovani stanno zitti quando dovrebbero parlare, sussurrano quando dovrebbero urlare. Molto spesso è la paura di dire cose sbagliate, o stupide, che frena i giovani a manifestare il proprio pensiero, ma la società è disposta ad ascoltarli? Credo di no. La paura di sbagliare c'è sempre stata, ma senza incoraggiamento è difficile esprimersi, ed è quasi impossibile parlare quando chi ti dovrebbe ascoltare non lo fa e, nel migliore dei casi, ti ride in faccia. Non voglio certo discutere dello specifico caso del Des Ambrois, anzi (il Des Ambrois è una scuola in cui, al contrario, gli adulti sanno ascoltare i ragazzi).

Voglio piuttosto parlare della cautela con cui i giovani in genere si esprimono. Se ogni volta che un ragazzo prova a fare un discorso serio lo si liquida con frasi del tipo "sei troppo giovane per parlare di queste cose..." oppure "che idealista che sei, non andrai lontano...", non ci si può lamentare se poi gli unici discorsi che fanno parlano solo di calciatori, veline, canne o discoteche. L'unica soluzione è di incoraggiare i giovani, convincendoli ad esprimere le proprie idee, ricordandogli che un domani il futuro del mondo sarà nelle loro mani. Loro possono farcela dove le generazioni passate hanno fallito, il mondo si può cambiare. Ma finché gli adulti non cominceranno a parlarne, non ci si potrà stupire della superficialità dei cosiddetti "giovani d'oggi". "Ragazze e ragazzi convincetevi. Avete diritto di parlare e di essere ascoltati. E dovete persuadervi anche che qualche volta i vostri discorsi, troppo spesso ignoti agli adulti, sono anche più interessanti dei loro". (Umberto Galimberti.)

Giulia Marroccoli

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Comunicato Stampa del 08/02/2003

Cineforum AIACE al Cinema di Bardonecchia

Il 10 febbraio, presso il cinema "Sabrina" di Bardonecchia, ha preso il via l'annuale ciclo di cineforum Aiace riservato agli alunni dell'Istituto Des Ambrois, con la proiezione del film "Bloody Sunday"del regista britannico Paul Greengrass. Quest'anno le tematiche che caratterizzeranno le proiezioni saranno due: ci si occuperà di intolleranza ed oppressione, ma ci sarà spazio anche per un inno alla vita, da rispettare anche quando questa sembra ormai interrotta. Le pellicole in programmazione quest'anno, oltre a quella già citata, sono: "Il pianista" di Roman Polanski in calendario per venerdì 7 marzo e "Parla con lei" del premio Oscar Pedro Almodovar, il 2 aprile. Quest'anno la proposta dell'Aiace contiene un'importante novità. Infatti per dare all'attività un ulteriore spessore culturale e per ovviare alla mancanza di tempo per il dibattito, che ha caratterizzato e penalizzato le scorse edizioni di cineforum, al termine delle tre proiezioni previste un esperto dell'Aiace si recherà presso l'Istituto di Oulx per discutere direttamente con gli alunni dei temi affrontati nei vari film.

Simone Leschiera e Gabriele Barbangelo

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Comunicato Stampa del 08/02/2003

A Natale borse di studio alla memoria

Il giorno 13 dicembre gli alunni dell'istituto Professionale Des Ambrois di Oulx, con la presenza dei loro familiari, si sono recati all'abbazia dei salesiani per celebrare la consueta messa di Natale. La Santa Messa si è tenuta durante la mattinata ed è stata officiata da due ex insegnanti, dell'istituto Professionale, di religione: Don Sergio e Don Erman. Durante lo svolgimento della messa sono stati ricordati alcuni ragazzi, che in passato avevano frequentato l'istituto e che hanno perso la vita a causa di incidenti stradali. Insieme a loro si è ricordata anche la professoressa Biancamaria D'Aquino, ex insegnante dell'istituto, tragicamente scomparsa lo scorso anno in seguito ad una lunga e sofferta malattia. E' intervenuto quindi il preside ricordando agli alunni presenti quanto essi siano elemento fondamentale per la scuola; li ha poi incoraggiati ad essere forti e a non arrendersi di fronte alle dure prove che la vita, a volte, ci richiede ed impone. Sono state consegnate, agli alunni più meritevoli dell'istituto Professionale, alcune borse di studio intitolate alla memoria della professoressa Dacquino come riconoscimento per la sua devozione all'insegnamento e il suo amore per la scuola. Si è quindi conclusa la cerimonia con auguri di pace e serenità per il Prossimo Natale rivolti tutti i partecipanti.

Gabriele Barbangelo

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Comunicato Stampa del 08/02/2003

Fare storia a Zavidovici

Oulx- Alcune scuole superiori della provincia di Torino in questi ultimi mesi, hanno partecipato ad un gemellaggio con alcune scuole della repubblica bosniaca. Al progetto, denominato "Giovani d'Europa" ha aderito anche l'istituto Des Ambrois di Oulx, impegnato da ben tre anni a scambi con un istituto superiore di Sarajevo.

A Ottobre sono venuti in visita a Torino gli insegnanti bosniaci, mentre quelli italiani sono giunti a Zavidovici verso la fine di Novembre. Tema del convegno che ha visto coinvolti i diversi professori è stata la cittadinanza, poiché ci si è resi conto che parole come popolo, nazione, stato, cittadino e residenza assumono significati completamente diversi in Italia e in Bosnia, senza le possibilità di dare definizioni univoche. In particolare la Bosnia pur essendo uno stato unitario è al suo interno suddiviso in due grosse regioni: Federazione Bosniaca (in maggioranza musulmana) e Repubblica Srpska (abitata dai Serbi e in prevalenza ortodossa). Gli insegnanti che si sono recati a Zavidovici (città di prevalenza musulmana) hanno potuto comprendere meglio le ragioni di questa divisione poiché la città è situata sul punto di confine tra le due regioni. Serbi e Bosniaci, seppur diversi, erano riusciti a convivere insieme come unico popolo fino alla morte di Tito.

Nel "dopo Tito" la situazione si ribaltò completamente a causa dei partiti nazionalisti e la Jugoslavia venne sconvolta dalla guerra. Per comprendere meglio questi momenti di storia contemporanea, è spesso necessario incontrare di persona i testimoni di quelle vicende. E' appunto questo che ha avuto modo di fare la delegazione di docenti italiani. Il momento più emozionante, come ha raccontato la professoressa del Des Ambrois, Silvia Massara, che ha partecipato direttamente al progetto, è stato l'incontro con due donne sopravvissute ai massacri avvenuti nella città di Srebrenica, una città musulmana circondata da territori serbi che per questo è stata distrutta totalmente durante la guerra. L'Alto Commissariato per i rifugiati stabilisce che i profughi possono tornare nelle proprie case, ma nonostante questo le due donne non hanno voluto tornare a Srebenica perché per loro sarebbe stata una tragedia tornare nel luogo dove avevano perso oltre alla casa, anche la famiglia. I professori del Des Ambrois hanno poi approfittato dell'occasione per recarsi un pomeriggio a Sarajevo, dove hanno incontrato alcune insegnanti con le quali hanno progettato uno scambio che avverrà tra gli studenti delle due scuole a fine marzo e a cui parteciperà la classe VA linguistico dell'istituto valsusino.

Michela Perri

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Comunicato Stampa del 08/02/2003

Ripartono gli stages

Gli Studenti del Des Ambrois incontrano il lavoro

Il Des Ambrois è una scuola in cui si studia e si lavora: infatti un progetto partito l'anno scorso dà la possibilità agli studenti del triennio non solo del professionale, ma anche del liceo di sperimentare il mondo del lavoro attraverso uno stage di una o due settimane. I ragazzi in questo periodo, anziché frequentare regolarmente le lezioni del mattino, affiancano professionisti a loro scelta (avvocati, medici, imprenditori ecc) nella quotidianità del loro lavoro.

Possono partecipare a questa iniziativa gli alunni delle III, IV, V che rispondono ad alcuni fondamentali requisiti: devono avere una situazione scolastica più che sufficiente (non per punizione, ma perché lo stage comporta molte assenze) e il parere favorevole del consiglio di classe. Non esiste una legge specifica che regolamenti questa attività, che rientra piuttosto nelle possibilità oggi previste dalla scuola dell'autonomia.

Abbiamo chiesto alla prof. Marina Longo, responsabile degli stages di farci un commento su questa proposta: secondo l'insegnante si tratta di una possibilità che la scuola offre ai ragazzi per incontrare il loro possibile futuro lavorativo. Inoltre, benché gli studenti siano semplici osservatori e non siano autorizzati a "lavorare per davvero", il loro "esserci" può essere utile. Alcuni di loro -per esempio- l'anno scorso hanno svolto il loro stage in ospedale: è ovvio che non hanno curato nessuno, ma la loro presenza può comunque aver fatto del bene. Gli studenti non sono pagati per questo tipo di attività, tuttavia lo stage per loro non implica costi. I ragazzi in queste settimane stanno per partire verso le loro mete lavorative: sentiremo al ritorno le loro riflessioni in proposito.

D.I.N

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