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pagina aggiornata il 03/07/2003 | ||
Classe I - IstProf |
unità 2 - Il Punto di Vista |
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Il Narratore
Prima di iniziare a scrivere una storia, l’Autore dovrà necessariamente decidere quale persona verbale usare per raccontare i fatti. La scelta sarà tra la prima (io sono…io vidi…io arrivai…) e la terza persona (egli è…egli si trovò…egli chiese…).
L’Autore del racconto dovrà quindi definire quale sarà il suo Narratore e il punto di vista della narrazione, cioè la prospettiva di chi racconterà la storia.
Esistono due tipi di Narratore:
- Narratore interno o omodiegetico
- Narratore esterno o eterodiegetico
Se l’Autore sceglie di scrivere in prima persona, vuol dire che ritiene più adatto un Narratore interno alla storia.
Il Narratore, dunque, racconterà le vicende attraverso gli occhi del personaggio con cui si identifica, calandosi nei suoi panni. Tutto ciò che accadrà verrà quindi filtrato attraverso il suo punto di vista, il suo sguardo, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, insomma il suo personale modo di vedere le cose.
Leggi attentamente questo brano tratto da “Ricettario di scrittura creativa” di S. Brugnolo e G. Mozzi.
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Allora capii: s’era liberata di tutt’e due con un colpo solo. Mi, anzi ci aveva incastrati entrambi. Infatti: mai nessuno m’avrebbe creduto. E tutto era successo talmente all’improvviso. I carabinieri non li avevo nemmeno sentiti venire. Era come se avessero assistito a tutta la scena, lasciandomi fare…Non potevo crederci ancora. Eppure lui era lì a terra irrimediabilmente morto. Sì, sì, ero stato io a sparare, certo. Io sparo, lui cade…come in un film. Ma non avevo voluto. Il colpo era partito, come d’incanto. Oppure avevo voluto? Rivedo la scena: lui che ride e ripete: “Spara”. Teatrale. Come sempre. E odioso. Io stringo la pistola nella mano ma certo non voglio sparare. No, non volevo sparare. In quel momento non capivo nemmeno come mai avevo quella pistola. Io con una pistola in pugno? Avevo pensato: è ridicolo. E poi l’avevo estratta solo per spaventarlo un poco, per mettergli paura, credo. Fino a quel momento non ci avevo neanche pensato. M’ero accorto che c’era qualcosa che mi pesava dentro la tasca, che mi graffiava la coscia. E’ la pistola ! mi son detto quasi con meraviglia. Dev’essere stato quando lui ridendo m’ha detto: “Sei patetico”, sempre restando seduto e più che mai a suo agio. Era troppo. Gli avevo detto: “Lasciala stare, lei adesso è mia”. E mi sono levato in piedi, come per dare maggiore importanza a quella mia goffa dichiarazione. Ma non era turbato. Immaginate la scena […] Quando aprì la porta e mi vide assunse subito quell’aria ironica e sicura di sé: “Accomodati”. […] A me invece già mentre facevo le scale il cuore il cuore mi balzava in gola. […] Sono un uomo tranquillo, mi ripetevo. |
Il Narratore è interno al protagonista. Il lettore segue la scena attraverso la sua personale ricostruzione degli aventi appena verificatisi, rivive le sue angosce, la sua indecisione, le sue paure. Tutto ciò che è accaduto, i fatti, il lettore li osserva attraverso lo sguardo del protagonista, attraverso una continua rivelazione, una ricostruzione fatta delle brevi immagini e dei ricordi sconnessi che si affollano confusamente nella sua testa.
Se invece l’Autore sceglie di scrivere in terza persona, il Narratore è esterno alla storia, è una voce fuori campo che racconta i fatti senza parteciparvi direttamente. E’ un’entità astratta che non ha un volto ne un corpo.
Leggi il seguente brano tratto da ”Guerra” di Goffredo Parise
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Un pomeriggio di luglio del 1944 nel nord dell’Italia le cicale cantavano e due uomini e tre ragazzi camminavano nella polvere di una strada di campagna con lunghe pistole in pugno, tese in avanti, come per inginocchiarsi a sparare. Il canto delle cicale smetteva al loro passaggio, calava un grande silenzio e si udivano i vestiti, le scarpe e le armi. I due uomini erano militi della Guardia Nazionale Repubblicana, due dei ragazzi erano in divisa delle brigate Nere e un terzo in borghese: si chiamava Ico (Federico) ed era di statura piccola, con una testa rotonda, occhi rotondi e quasi bianchi e un nasino all’insù. Era vestito in borghese, “da gagà”, con pantaloni di gabardine verde oliva, scarpe ci camoscio marron con la suola ortopedica di sughero, una camicia crema di seta pura e un foulard blu a pallini bianchi sotto il collo aperto della camicia. […] Ico aveva braccia corte, mani piccole e piedi piccolissimi: aveva qualcosa di impercettibilmente deforme, un po’ donna e un po’ nano, ma non si vedeva se non osservando attentamente in seguito a un’impressione di disagio. […] Alla fine del 1943 Ico si arruolò volontario nelle Brigate Nere, e diventò subito una specie di capo. Organizzava rastrellamenti insieme ai tedeschi e comandava le azioni peggiori in quella zona. |
Il Narratore è esterno alla vicenda. Racconta in terza persona le avventure del protagonista, Ico, seguendole dal di fuori.
Il Narratore |
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