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pagina aggiornata il 03/07/2003 | ||
Classe I - IstProf |
unità 2 - Il Punto di Vista |
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Il Punto di Vista
Ricapitoliamo alcuni brevi concetti sul punto di vista.
Non è possibile mai raccontare una storia senza adottare un punto di vista.
Se pensiamo al Narratore come ad una videocamera con la quale riprendere la realtà circostante, non sarà difficile pensare di poterla ritrarre da molteplici angolazioni o punti di vista (o, secondo un termine tecnico, focalizzazioni).
A seconda della posizione da cui il narratore sceglie di guardare la storia da raccontare, la narrazione può avvenire in tre modi, cioè secondo tre tipi diversi di focalizzazione:
Si realizza questo tipo di focalizzazione quando il Narratore esterno è onnisciente (cioè sa tutto) ed ha una prospettiva illimitata su tutto ciò che avviene all’interno della storia, nel passato, nel presente e nel futuro. Parla in terza persona descrivendo e valutando i comportamenti dei personaggi, ma conosce anche la loro psicologia e le motivazioni profonde che guidano le loro azioni e le loro scelte.
Per capire meglio leggi il seguente brano tratto da “Autodafé” di E. Canetti
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Il professor Peter Kien, un uomo lungo e asciutto, uno studioso di sinologia, infilò il libro cinese nella borsa rigonfia che teneva sotto il braccio, la chiuse con cura e seguì con lo sguardo, finché non fu scomparso, quel bambino dalla mente tanto pronta. Taciturno e scontroso per natura, si rimproverò quella conversazione che aveva avviato senza una vera necessità. |
In questo caso il Narratore sceglie di guardare e quindi di descrivere la storia attraverso gli occhi di uno dei personaggi, spesso dello stesso protagonista. In questo caso, però, la sua prospettiva è fortemente limitata a ciò che vede, pensa e fa il personaggio in questione.
La storia, che viene raccontata in prima persona, affascina e avvince il lettore proprio per l’impossibilità di prevederne gli sviluppi e i risvolti.
Leggi il seguente brano tratto da “La morte dell’impiegato” di Anton Čechov
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In una splendida sera il non meno splendido usciere di tribunale Ivàn Dmitrič Cervjakòv era seduto nella seconda fila delle poltrone e osservava attraverso il binocolo “Le campane di Corneville”. E mentre stava a guardare si sentiva al colmo della beatitudine. Ma d’un tratto…Nei racconti ci si imbatte spesso in questa espressione “d’un tratto”. Hanno ragione gli autori: la vita è tanto piena di imprevisti! Ma d’un tratto il suo viso si corrugò, gli occhi gli si torsero, si fermò il respiro…distolse gli occhi dal binocolo, si chinò e …accì!!! ossia, come vedete, starnutì. […] Cervjakòv non si confuse per nulla, si asciugò col fazzolettino e, da persona educata, guardò attorno a sé per vedere se non avesse disturbato qualcuno col suo starnuto. Ma ecco che a questo punto gli toccò restar confuso. Vide che un vecchietto, seduto davanti a lui nella prima fila delle poltrone, si stava asciugando accuratamente col guanto la calvizie e il collo, brontolando qualcosa. […] Cervjakòv riconobbe il direttore generale Brisžalov […] Un’inquietudine cominciava a tormentarlo. Durante l’intervallo si avvicinò a Brisžalov, camminò un pezzetto accanto a lui e, vincendo la timidezza, borbottò: - Vi ho spruzzato , Eccellenza…perdonatemi…Capirete…non è che… - Oh, basta…me ne sono già dimenticato, e voi ci tornate sopra! – disse il direttore generale movendo impazientemente il labbro inferiore. “Se n’è dimenticato, ma intanto ha uno sguardo tutto maligno, - pensò Cervjakòv, osservando sospettoso il direttore generale. – Non vuol neanche parlare. Bisognerebbe spiegargli che non l’ho fatto apposta, per nulla…che è una legge della natura, altrimenti è capace di pensare che ho voluto sputargli addosso. Non ci penserà, magari, ora, ma ci penserà dopo!”. |
Nella focalizzazione interna, dunque, il narratore racconta la sua storia guardando le cose nel modo in cui le vede il protagonista. Egli si identifica completamente con il suo personaggio tanto da essere in grado di leggere i suoi pensieri, mentre gli rimane del tutto oscuro ciò che pensano gli altri attori della vicenda.
In questo caso il punto di vista è rigorosamente esterno alle vicende. Il Narratore vuole rimanere estraneo ai fatti che racconta, si astiene, perciò, da commenti e giudizi, limitandosi a registrare gli avvenimenti in modo neutro e impersonale.
Il Narratore, venendo meno al suo ruolo di mediatore, si nasconde dietro la storia che sembra procedere in maniera del tutto autonoma.
La maggior parte delle informazioni sui personaggi, sui loro pensieri, sui loro stati d’animo, sui luoghi in cui si svolge l’azione, affiorano progressivamente attraverso le loro parole e i loro gesti. Di conseguenza, in questo tipo di focalizzazione prevalgono i dialoghi e le descrizioni di azioni, mentre pochissimo spazio viene riservato agli interventi del Narratore, che sembra saperne meno dei personaggi stessi.
Un esempio tipico di focalizzazione esterna lo incontriamo nei romanzi di E. Hemingway.
Leggi attentamente il seguente brano tratto da “Un posto pulito, illuminato bene” di E. Hemingway
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Era tardi e tutti avevano lasciato il caffè tranne un vecchio seduto all’ombra che le foglie dell’albero disegnavano contro la luce elettrica. Di giorno la strada era polverosa, ma di notte la rugiada fissava la polvere e al vecchio piaceva stare seduto fino a tardi perché era sordo, e di notte c’era un gran silenzio e lui avvertiva la differenza. I due camerieri dentro il caffè sapevano che il vecchio era un po’ sbronzo, e pur essendo un buon cliente sapevano che se si fosse sbronzato per bene se ne sarebbe andato senza pagare, perciò lo tenevano d’occhio. - La settimana scorsa ha tentato di suicidarsi, - disse un cameriere. - Perché? - Era disperato. - Per cosa? - Niente. - Come sai che non era niente? - Ha un mucchio di quattrini. Sedevano insieme a un tavolo contro il muro vicino alla porta del caffè e guardavano il marciapiede dove i tavoli erano tutti vuoti tranne quello dove sedeva il vecchio all’ombra delle foglie dell’albero che il vento muoveva appena. Una ragazza e un soldato passarono per la strada. […] - E’ ubriaco ogni notte. - Perché voleva uccidersi? - Come faccio a saperlo? - Come ha fatto? - Si è impiccato con una corda. - Chi lo ha tirato giù? - Sua nipote. - Perché lo hanno fatto? - Per paura della sua anima. - Quanti soldi ha? - Tanti. - Avrà ottant’anni. |
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