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pagina aggiornata il 08/12/2003 |
unità 2 - Età del Bronzo tra Oriente ed Occidente |
Liceo - Istituto Professionale
Corso di Storia - Età del Bronzo tra Oriente ed Occidente
Biennio
QUADRO DI RIFERIMENTO |
Percorso di prima conoscenza |
LE COORDINATE TEMPORALI.
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ENTROTERRA EUROPEO |
PENISOLA ITALICA |
GRECIA |
CRETA |
ANATOLIA |
CANANEA |
3000 a.C. |
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INIZIO DELL'ETA'DEL BRONZO |
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INIZIO DELL'EGEMONIA DI GEBEL (BIBLO) |
2600 |
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INIZIO DEL PERIODO PRE-PALAZIALE |
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2500 |
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2400 |
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2300 |
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OCCUPAZIONE DELL'IMPERO ACCADICO |
2200 |
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INVASIONE DEGLI IONI |
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INVASIONE DEI LUVI E DEGLI HITTITI |
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2100 |
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INVASIONE DEGLI EOLI E DEGLI ACHEI |
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2000 |
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INIZIO DELL'ETA'DEL BRONZO INVASIONE DI POPOLI DELL'EUROPA CONTINENTALE |
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1900 |
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INIZIO DEL PERIODO DEGLI ANTICHI PALAZZI |
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OCCUPAZIONE DEL REGNO EGIZIANO |
1800 |
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INIZIO DEL PERIODO DELL'ANTICO REGNO HITTITA |
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1700 |
INIZIO DELL'ETA' DEL BRONZO INIZIO DELLA CULTURA DI AUNJETITZ |
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INIZIO DEL PERIODO DEI NUOVI PALAZZI |
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1600 |
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INIZIO DELLA CULTURA DELLE TERRAMARE,
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INIZIO DELLA CIVILTA' MICENEA |
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1500 |
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INIZIO DELL'EGEMONIA DI TIRO |
1400 |
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INIZIO DELLA CULTURA APPENNINICA |
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INVASIONE MICENEA |
INIZIO DEL PERIODO DEL NUOVO REGNO HITTITA |
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1300 |
INIZIO DELLA CULTURA DELLE TOMBE A TUMULO INIZIO DELLA CULTURA DEI CAMPI DI URNE MIGRAZIONE DEI POPOLI DEL MARE |
INVASIONE DI POPOLI DALL'EUROPA CONTINENTALE INIZIO DELLA CULTURA DEI CAMPI DI URNE |
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1200 |
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INVASIONE DEI POPOLI DEL MARE |
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INVASIONE DEI POPOLI DEL MARE |
INVASIONI DEI POPOLI DEL MARE E DEGLI ARAMEI |
1100 |
INIZIO DELLA CULTURA NORDICA |
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INVASIONE DEI DORI |
INVASIONE DEI DORI |
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INIZIO DELL'EGEMONIA DI SIDONE |
1000 |
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SIRIA E PALESTINA |
EGITTO |
MESOPOTAMIA |
PERSIA |
INDIA |
CINA |
3000 a.C. |
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INIZIO DEL PERIODO PROTO DINASTICO. |
INIZIO DEL PERIODO DELLE CITTA'-STATO SUMERE |
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INIZIO DELLA CIVILTA' DELL'INDO |
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2600 |
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INIZIO DELL'ANTICO REGNO |
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2500 |
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2400 |
INIZIO DELL'EGEMONIA DI EBLA |
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2300 |
EGEMONIA DELL'IMPERO ACCADICO |
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INIZIO DELL'IMPERO ACCADICO |
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2200 |
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INVASIONE DEI GUTEI |
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2100 |
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INIZIO DEL I PERIODO INTERMEDIO |
INIZIO DEL PERIODO NEO-SUMERICO |
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2000 |
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INIZIO DEL MEDIO REGNO |
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INIZIO DEL REGNO DEGLI HSIA |
1900 |
INIZIO DELLE EGEMONIE DEI REGNI EGIZIANO E DI YAMKHUD (AMORREI) |
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INVASIONE DI AMORREI E HURRITI FORMAZIONE DEL REGNO ASSIRO |
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1800 |
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1700 |
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INIZIO DEL II PERIODO INTERMEDIO |
INIZIO DEL I IMPERO BABILONESE |
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INIZIO DELL'ETà DEL BRONZO |
1600 |
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INVASIONE DEGLI HYKSOS |
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1500 |
INVASIONE DEGLI HURRITI |
INIZIO DEL NUOVO REGNO |
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INVASIONE DEGLI ARYA |
INIZIO DEL REGNO DEGLI SHANG |
1400 |
INIZIO DELLE EGEMONIE DEI REGNI HITTITA ED EGIZIANO |
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INVASIONE DEI CASSITI |
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1300 |
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RIPRESA DEL REGNO ASSIRO |
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1200 |
INVASIONE DEI POPOLI DEL MARE E DEGLI ARAMEI |
TENTATA INVASIONE DEI POPOLI DEL MARE |
INVASIONE DEGLI ARAMEI E DEGLI ELAMITI |
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1100 |
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ESPANSIONE DEGLI ASSIRI |
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1000 |
NASCITA DELLO STATO EBRAICO |
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ESPANSIONE DEGLI ARAMEI |
INVASIONE DI MEDI E PERSIANI |
ESPANSIONE DEGLI ARYA NELLA VALLE DEL GANGE |
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LE COORDINATE GEOCLIMATICHE ED I PROCESSI INSEDIATIVI.
L'andamento climatico. A partire dal V millennio a.C., la temperatura media prese a salire progressivamente, fino a raggiungere livelli simili a quelli odierni. A causa di questo fenomeno si verificarono forti inondazioni, che sconvolsero talmente gli equilibri ambientali da essere ricordate nei miti come il "diluvio universale". Grazie all'abbondanza di acque dolci, vegetazione e fauna, la presenza umana si sviluppò in zone oggi poco abitate perché in gran parte desertiche, come il Nord Africa e il Vicino Oriente.
Intorno al 2.500 a.C., si ebbe quello che gli studiosi chiamano "optimum climatico post-glaciale", con una temperatura media superiore a quella attuale di 3-4 gradi, in assoluto la più elevata degli ultimi dieci millenni. I reperti fossili testimoniano la diffusione in Alaska di camelidi (la specie a cui appartengono i cammelli e i dromedari), in Danimarca di testuggini adatte al Mediterraneo e nell'Artide di conchiglie oggi viventi in acque temperate.
L'ulteriore arretramento dei ghiacci perenni corrispose sia alla crescita della portata d'acqua di fiumi e laghi, sia all'innalzamento del livello marino di 2-3 metri, che sommerse chilometri di coste. Dal Sahara alle steppe asiatiche, la desertificazione costrinse l'uomo a migrare verso terre più ospitali, come i bacini[1] dei grandi fiumi Nilo, Tigri ed Eufrate, Indo e Huang ho (o Fiume Giallo). Proprio in Egitto, Mesopotamia, India e Cina, nel III millennio a.C. si svilupparono le prime grandi civiltà.
Dopo il 1.300 a.C., diminuirono le temperature e le precipitazioni. Secondo alcuni studiosi, questo mutamento relativamente brusco avrebbe provocato carestie nel bacino del mar Mediterraneo, tanto gravi da mettere in crisi le civiltà di Creta, degli Acheo-Micenei (Grecia meridionale) e degli Hittiti (penisola anatolica).
I grandi bacini fluviali (Lynk con Unità didattica 2.2: Le civiltà idrauliche). Le prime civiltà della Storia si formarono tra l'Africa settentrionale e l'Estremo Oriente, in una fascia climatica oggi sub-tropicale compresa tra i 20 e i 40 gradi di latitudine Nord. All'interno di questa fascia, i bacini del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, dell'Indo e dello Huang ho (Fiume Giallo) racchiudevano nel V millennio a.C. le sole aree pianure fittamente vegetate, grazie alla costante presenza d'acqua e ai fanghi fertilizzanti depositati delle piene periodiche. Queste caratteristiche attiravano i numerosi gruppi umani in fuga dalle regioni inaridite, ma ne ostacolavano la stabilizzazione: infatti, le inondazioni erano distruttive e formavano paludi malsane dove il terreno era meno permeabile.
Gli immigrati si ingegnarono a trasformare l'ambiente per renderlo adatto all'agricoltura e alla sedentarietà. Scavarono canali per prosciugare gli acquitrini, costruirono argini per domare la violenza delle piene e idearono particolari sistemi di irrigazione, basati su bacini artificiali e fossati, per garantire il rifornimento idrico dei campi nei periodi di siccità.
La cerealicoltura irrigua si rivelò straordinariamente redditizia e permise una forte crescita demografica. I villaggi, da principio radi e dispersi, si moltiplicarono e si addensarono nello spazio. Talvolta, in particolare nella Mesopotamia meridionale, gli insediamenti rurali più grandi assunsero la forma della città. La navigabilità dei fiumi rese più semplice la circolazione di uomini, beni e conoscenze all'interno dei bacini fluviali, creando le condizioni per uno sviluppo omogeneo dei popoli.
Le aree della sedentarizzazione marginale (Lynk con Unità didattica 2.3: Le civiltà marginali del Vicino Oriente). Le popolazioni insediate sui rilievi circostanti le grandi pianure fluviali possono essere definite "marginali", in quanto periferiche e subalterne rispetto alle civiltà più progredite. Queste popolazioni erano penalizzate dall'ambiente in cui vivevano, visto che le poche zone pianeggianti avevano suoli sassosi e che i corsi d'acqua presentavano un alveo troppo profondamente incassato nel terreno; in particolare, quest'ultima caratteristica impediva alle inondazioni di fertilizzare i campi e agli uomini di derivare canali per l'irrigazione.
Se la natura dei territori non rendeva possibili abbondanti raccolti, in compenso metteva a disposizione giacimenti, foreste e cave. I metalli, il legname e la pietra da costruzione erano beni di cui le città avevano assoluto bisogno, ma che erano al tempo stesso poco reperibili nelle pianure. Fu proprio grazie alla vendita di questi prodotti che i popoli "marginali" riuscirono a imboccare la strada dello sviluppo e dell'urbanizzazione.
Le aree del nomadismo (Lynk con Unità didattica 2.3: I nomadi semiti ed indoeuropei) . Pur espandendosi, gli spazi della sedentarizzazione rimasero tutto sommato abbastanza circoscritti; al contrario, quelli del nomadismo continuarono a occupare l'assoluta maggioranza delle terre.
Tutti i gruppi di nomadi sopravvivevano fondamentalmente grazie alla pastorizia, specializzata in animali diversi a seconda degli ambienti: capre e pecore, allevate con la tecnica della transumanza[2], su monti, colline e altipiani; cammelli e dromedari nelle distese più aride; cavalli nelle praterie steppose. Ogni tribù affiancò quest'attività ad altre particolari: nelle steppe si affermarono la caccia e l'agricoltura semi-itinerante; nei deserti si sviluppò il trasporto carovaniero di materie prime dalle zone "marginali" alle grandi pianure fluviali.
Un'altra caratteristica comune alle popolazioni nomadi era l'atteggiamento passivo nei confronti dell'ambiente, che li spingeva ad abbandonare il territorio su cui si trovavano quando le risorse naturali si esaurivano. Questo comportamento, che si manifestava periodicamente e tendeva a coincidere con le fasi di crescita demografica, divenne la causa di cicliche ondate migratorie. In alcune occasioni, gli spostamenti investirono le regioni più ricche e civilizzate ed ebbero un carattere così massiccio e determinato da provocarne la sottomissione.
Il Mediterraneo (Lynk con Unità didattica 2.4: Civiltà e culture del Mediterraneo). "Bisogna cercare di immaginarlo con gli occhi degli uomini del passato: come un limite, una barriera che si estende fino all'orizzonte, come un'immensità ossessiva, onnipotente, meravigliosa ed enigmatica". Queste parole dello storico F. Braudel chiariscono come, a differenza dei fiumi, il mare separasse gli uomini e venisse sentito come un ostacolo.
Anche se fin dal 5.000 a.C. si hanno tracce di contatti tra Cipro e l'Anatolia e tra Malta e la Sicilia, molti secoli dovettero trascorrere prima che le comunità disperse sulle coste mediterranee stabilissero relazioni durature. Soltanto nel III millennio a.C., i popoli insediati sui litorali del Libano (Cananei), nella Grecia meridionale (Acheo-Micenei) e a Creta iniziarono a esplorare l'ignoto spazio liquido.
Stimolati dalla richiesta di metalli avanzata dall'Egitto e dalla Mesopotamia, questi popoli intrapresero coraggiose navigazioni alla ricerca di giacimenti ancora non sfruttati; le imprese di cui furono autori ebbero spesso esito positivo e fornirono una ricchezza diversamente irraggiungibile, a causa della scarsità di risorse propria delle loro terre d'origine.
Mentre nel bacino orientale del Mediterraneo lo sviluppo economico facilitava la nascita di centri urbani e la circolazione di conoscenze permetteva la formazione di civiltà, a Occidente l'arretratezza regnava sovrana e i piccoli villaggi rimanevano ancorati a primitive forme di sopravvivenza.
L'entroterra europeo ((Lynk con Unità didattica 2.5: Le culture dell’entroterra europeo). Questa vasta distesa di impenetrabili boschi e acquitrini subì un ritardo nello sviluppo ancor maggiore di quello scontato dal bacino del Mediterraneo. Solo nel II millennio a.C., iniziarono a distinguersi per dinamismo alcune zone prossime ai giacimenti di metalli e di ambra: la regione meridionale del mar Baltico, i monti Sudeti (tra la Germania e la Polonia), il massiccio dei Carpazi (tra la Romania e la Slovacchia), la Cornovaglia (nel Sud della Gran Bretagna), le Alpi centrali (tra la Svizzera, la Germania e l'Austria), la Sierra Nevada e la Sierra Morena (nella penisola iberica). Le materie prime viaggiarono alla volta del Vicino Oriente a bordo delle navi dei mercanti cananei, cretesi e acheo-micenei, seguendo il corso dei fiumi più importanti, come il Danubio, i valichi alpini e le rotte mediterranee.
LE COORDINATE EPOCALI
L'Età del bronzo. Nella Preistoria, la materia prima più usata per costruire utensili era la pietra; tuttavia, già nella fase finale del Neolitico era comparso un nuovo materiale, il rame, che aveva caratterizzato così profondamente la tecnologia da indurre alcuni studiosi a definire il periodo fra il 4.500 e il 2.500 a.C. come Calcolitico o Età del rame e della pietra.
Di fatto, la fine della Preistoria coincise con l'avvento del metallo, che rivoluzionò la capacità umana di produrre risorse. Il progresso che si verificò può essere meglio compreso se si tiene conto che la pietra diventava inservibile una volta rotta, mentre il metallo poteva essere nuovamente fuso e riutilizzato.
Il rame non poteva sostituire del tutto la pietra, in quanto si deformava facilmente; tuttavia, si scoprì che acquisiva maggior robustezza se era fuso insieme con lo stagno, un altro metallo al quale si trova talvolta associato in natura. Da principio, la difficile reperibilità dello stagno limitò l'impiego di questa lega, detta bronzo, alla sola fabbricazione di armi e oggetti di lusso; in un secondo momento, però, grazie alle ricerche sempre più estese di giacimenti, essa servì anche per produrre utensili.
Pian piano, il bronzo subentrò alla pietra e al rame, divenendo il protagonista della fase dal 2.500 al 1.200 a.C., chiamata appunto Età del bronzo.
La civiltà. Le città, fiorite soprattutto nei bacini fluviali del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, dell'Indo e dello Huang ho, potenziarono tutti gli aspetti del vivere associato, dalla produzione allo scambio di beni e di conoscenze. Se proviamo una forte emozione durante la visita di un antico centro urbano, è proprio perché le sue rovine sono la traccia di una grandezza che ha resistito al tempo.
Quando uno o più popoli creano forme originali economiche, sociali e culturali, si dice che generano una civiltà. Anche se ai concetti di civiltà e di città viene di solito accostato il valore del progresso, occorre tener conto che l'Uomo ha prodotto tanti modi di vivere differenti, non necessariamente migliori gli uni rispetto agli altri. Ad esempio, l'organizzazione urbana non fu di per sé migliore di quella dei nomadi, anzi è dimostrato che entrambe seppero trarre vantaggio dalla reciproca frequentazione.
Per salvaguardare il rispetto della differenza, gli antropologi hanno coniato due termini che consentono di metterle a confronto. Essi definiscono "calde" le società più soggette a processi di trasformazione interna, come quelle urbane; chiamano invece "fredde" le società contraddistinte da una maggiore immobilità, come quelle dei nomadi.
Le civiltà idrauliche, monumentali, tributarie. Pur in grado di liberare dalla siccità e dalla carestia, le grandi pianure fluviali necessitavano di canali, bacini e argini per regolare il flusso delle acque. Da principio, la costruzione di strutture idrauliche fu opera di comunità rurali, guidate dai capi-villaggio e dai maghi-stregoni, profondi conoscitori della natura e ritenuti in possesso di un sapere di origine divina.
L'aumento dei raccolti rese possibile un notevole incremento demografico, cosicché alcuni fra i villaggi più grandi si trasformarono in città. I centri urbani sottomisero con la forza delle armi territori sempre più ampi ed esercitarono un potere incontrastato sulle campagne. I gruppi dominanti cittadini, composti da nobili guerrieri e da sacerdoti, diressero tutte le attività: organizzarono la produzione e la circolazione dei beni, ebbero cura dell'ampliamento e della manutenzione di opere idrauliche sempre più complesse e difesero il benessere contro le incursioni di nomadi e nemici.
Le civiltà idrauliche, così chiamate perché fondate sullo sfruttamento dell'energia dei fiumi, prosperarono in Egitto, in Mesopotamia, in India e in Cina. Gli imponenti edifici eretti per celebrare la grandezza dei potenti e degli dei (come ad esempio le piramidi) hanno indotto alcuni storici a definirle monumentali. Altri storici hanno invece conferito loro l'appellativo di tributarie, poiché i loro gruppi dominanti si finanziarono imponendo tributi ai propri subalterni e, talvolta, anche a Paesi stranieri.
L'organizzazione delle civiltà idrauliche e la nascita dello Stato. Al vertice della piramide sociale vi erano le caste[3] dei nobili guerrieri e dei sacerdoti, ritenuti rispettivamente gli esecutori e gli interpreti della volontà divina. In posizione subalterna vi era invece la moltitudine dei mercanti, degli artigiani, dei contadini e dei prigionieri di guerra, considerata come un semplice strumento.
Per mantenere questa rigida divisione dei ruoli, che comportava una ripartizione della ricchezza profondamente disuguale, i gruppi dominanti crearono un potente strumento organizzativo: lo Stato. Capo assoluto dello Stato e, quindi, dell'intera collettività fu il monarca, creduto l'incarnazione o il prediletto della divinità; dalla sua autorità dipesero l'esercito e la burocrazia[4] dei funzionari e degli scribi.
Il palazzo, sede del monarca e della corte dei nobili guerrieri, e il tempio, domicilio dei sacerdoti, rispecchiarono con la loro monumentalità il prestigio dei governanti: usando le parole dell'archeologo V.Gordon Childe, essi apparvero ai sudditi come vere "case del dio".
Le dimensioni degli Stati si adattarono ai contesti geografici: in Mesopotamia e, probabilmente, in India, dove le risorse idriche erano più disperse sul territorio, furono molteplici e più piccoli; in Egitto e in Cina, dove un solo fiume condizionava lo sviluppo, si formò un unico grande regno.
La scrittura. La civiltà dei Sumeri, sorta nella Mesopotamia meridionale, scoprì nel IV millennio a.C. la scrittura, la cui comparsa segnò a tutti gli effetti l'inizio della Storia. Questa tecnica della comunicazione fu adottata per contabilizzare con precisione i tributi in natura nei magazzini dei templi e dei palazzi; solo in un periodo successivo, essa fu utilizzata anche per celebrare le divinità e illustrare le iniziative dei monarchi.
Dai primi pittogrammi (segni-disegni che raffigurano persone, animali o oggetti) si passò lentamente agli ideogrammi (segni stilizzati che indicano persone, animali, oggetti o idee), più astratti ma anche più adatti a esprimere la complessità del pensiero. L'alfabeto, formalizzato dai Fenici intorno al 1.000 a.C., ridusse invece il numero dei segni e semplificò il leggere e lo scrivere, rendendoli accessibili a un maggior numero di individui.
Mentre le società "calde" si appropriarono rapidamente di questa invenzione, ognuna adeguandola alla propria cultura, quelle "marginali" tardarono a farlo e quelle "fredde" dei nomadi continuarono ad affidarsi all'espressione orale. Il sapere elaborato con la scrittura fu più rigoroso e vasto di quello prodotto dall'oralità, immediata e suggestiva per gli apporti della voce e della mimica ma anche poco affidabile in quanto condizionata dalla memoria.
Le civiltà "marginali" del Vicino Oriente. La ricchezza accumulata con lo sfruttamento delle miniere e con le forniture di metalli all'Egitto e alla Mesopotamia consentì a molti popoli dell'Anatolia, della Palestina e della Siria di dar vita a significative civiltà. D'altra parte, occorre ricordare che i regni più grandi e agguerriti, attratti dalla possibilità di controllare direttamente i giacimenti, scatenarono spesso feroci campagne militari contro i popoli "marginali", obbligandoli a rinunciare alla prosperità e all'indipendenza.
Sebbene nelle aree "marginali" non esistessero sistemi produttivi incentrati sull'agricoltura irrigua, ugualmente si affermò un'organizzazione analoga a quella che contraddistingueva le grandi pianure fluviali. Le caste dei nobili guerrieri dirigevano tutte le attività economiche, dominavano incontrastate gli altri ceti sociali e imponevano tributi immagazzinati nei palazzi monumentali. Dal canto loro, i monarchi comandavano gli eserciti, presiedevano le burocrazie e guidavano Stati di dimensioni a volte ridotte (come Ebla, in Siria) a volta molto estese (come il regno degli Hittiti, in Anatolia).
Il mondo dei nomadi. In origine, le società "fredde" dei nomadi avevano un ordinamento piuttosto semplice, caratterizzato da una sostanziale equivalenza degli individui e da una divisione del lavoro limitata all'aspetto sessuale. Tuttavia, questo ordinamento tendeva a modificarsi non appena i gruppi allacciavano rapporti stabili con le civiltà: emergeva allora la disuguaglianza tipica delle società "calde" e pochi guerrieri, affermato il proprio possesso dei capi di bestiame, dominavano il resto della popolazione riducendolo a un ruolo servile.
Tale trasformazione si verificò soprattutto nel III millennio a.C., quando gli spostamenti verso le regioni dei sedentari divennero particolarmente intensi. è difficile ricostruire con esattezza queste migrazioni, che pure lasciarono una traccia indelebile sull'Età del bronzo, sia perché i nomadi le ricordavano in forma orale sia perché le fonti scritte degli stanziali le riportavano soltanto se assumevano un carattere aggressivo.
Sappiamo che gruppi di lingua semita (come gli Amorrei e gli Aramei) e indoeuropea (come gli Hittiti, gli Arya e i Popoli del mare) seminarono il terrore dal Mediterraneo orientale fino alla valle dell'Indo. L'abilità militare di questi guerrieri-allevatori si fondava su attacchi improvvisi e su spostamenti rapidi, facilitati dai carri a due ruote trainati da cavalli che i sedentari non conoscevano. Molti regni potenti videro le proprie difese travolte dai nomadi, dovettero subire razzie e, non di rado, addirittura occupazioni. Dopo aver abbattuto le dinastie al potere ed essersi sostituiti a loro, gli invasori si rivelarono però inesperti nella difficile opera di governo dei territori conquistati e finirono con l'adeguarsi alla tradizione degli sconfitti, divenendo i nuovi garanti del vecchio sistema.
Per la verità, il contributo offerto dai nomadi alla Storia non può comunque essere ricondotto alla sola prospettiva della distruzione. A questo proposito, è sufficiente prendere in considerazione il fatto che circa la metà degli attuali abitanti del pianeta parla una lingua indoeuropea e che quasi i due quinti abbracciano il cristianesimo e l'islamismo, religioni che derivano dalla fede monoteistica di un popolo nomade di lingua semita: gli Ebrei.
Le civiltà del bacino orientale del Mediterraneo. Come altri popoli "marginali", anche i Cananei, i Cretesi e i Micenei, insediati in regioni costiere poco adatte all'agricoltura intensiva, dovettero il proprio progresso al rifornimento di metalli agli Stati del Vicino Oriente. Essi costruirono le proprie fortune sulla navigazione: adeguarono al mare le imbarcazioni già usate in Egitto per percorrere il Nilo e le usarono per spingersi sempre più lontano dalle loro patrie.
La ricchezza generata dai traffici rese più complessa l'organizzazione della loro società. I palazzi presero a dominare tutte le attività economiche, creando un sistema simile a quello delle civiltà idrauliche, ma meno rigido a causa del ruolo determinante svolto dal commercio e dall'artigianato piuttosto che dall'agricoltura. Intorno ai palazzi si formarono regni di piccole dimensioni, città-Stato governate da monarchi.
I mercanti cananei, cretesi e micenei disseminarono le rotte marittime di colonie, piccoli agglomerati utili sia al rifornimento di viveri e acqua dolce, sia al consolidamento degli scambi con i popoli che controllavano i giacimenti. Così, pian piano, il mare divenne uno spazio di conquista e la talassocrazia[5] si rivelò un originale modello di sviluppo, capace di garantire il benessere e di generare modi di vivere dinamici e aperti verso l'esterno: invenzioni straordinarie come l'alfabeto e la moneta maturarono alla fine dell'Età del bronzo proprio nel Mediterraneo orientale.
I popoli dell'Occidente mediterraneo e dell'entroterra europeo. Le popolazioni insediate in queste aree crebbero più lentamente di quelli del Mediterraneo orientale, a causa della loro maggior lontananza dai poli di sviluppo del Vicino Oriente. Si pensi che conobbero la tecnologia del bronzo soltanto agli inizi del II millennio a.C., in seguito ai contatti con i mercanti cananei, cretesi e micenei, che avevano colonizzato le coste italiche, iberiche e nord-africane e che avevano risalito il corso del Danubio.
Le primitive comunità, che si sostentavano con un'economia arretrata, basata sulla pastorizia transumante e sull'agricoltura semi-stanziale, erano caratterizzate da un sostanziale egualitarismo. Tuttavia, specie nei pressi dei giacimenti di metalli, esse furono trasformate dal rapporto con i mercanti stranieri: gruppi ristretti di nobili guerrieri, arricchitisi con lo sfruttamento delle miniere, presero a dominare la massa.
Gli archeologi hanno individuato l'esistenza di due principali culture: la prima, più antica e detta delle tombe a tumulo, si identifica con l'usanza di sotterrare i defunti; la seconda, più recente e chiamata dei campi di urne, testimonia invece l'incenerimento dei cadaveri. Semplificando, possiamo affermare che a partire dal XIV secolo a.C. la seconda sostituì la prima in tutto il Mediterraneo occidentale e nell'entroterra europeo, diffondendosi sull'onda di grandi migrazioni. Un effetto di tali spostamenti fu l'invasione dei Popoli del mare, nomadi di lingua indoeuropea che, partiti dall'Europa centro-orientale, impressero profondi sconvolgimenti dall'Anatolia all'Egitto.
[1]Bacino fluviale. Territorio le cui acque si versano interamente in un fiume.
[2]Transumanza. Spostamento del bestiame dal monte al piano o viceversa, per ragioni di pascolo e in concomitanza delle stagioni.
[3]Casta. Raggruppamento sociale chiuso e rigidamente separato da tutti gli altri gruppi. La casta ha una condizione essenziale: un individuo che ne fa parte non può che discendere, per legame parentale o per designazione, da un membro della stessa casta. La chiusura della casta nei confronti degli individui che non vi appartengono è spiegabile con il rifiuto di condividere i privilegi conseguenti il dominio sociale.
[4]Burocrazia. Amministrazione dello Stato e insieme degli addetti che ne fanno parte.
[5]Talassocrazia. Questo termine di origine greca significa dominio sul mare.
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