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pagina aggiornata il 01/10/2003 |
unità 1 - Dalle origini dell'uomo alla rivoluzione agricola |
Liceo - Istituto Professionale
Corso di Storia - Dalle origini dell'uomo alla rivoluzione agricola
Biennio
MATERIALI PER L'APPROFONDIMENTO - 3 |
Percorso avanzato |
Luoghi d'origine e tempi di diffusione dell'agricoltura |
LUOGHI D'ORIGINE E TEMPI DI DIFFUSIONE DELL'AGRICOLTURA.
Metodologia di una ricerca. L'individuazione dei luoghi d'origine dell'agricoltura è il risultato dei contributi di diverse discipline. Gli scavi archeologici hanno permesso di ritrovare sementi nei villaggi dei primi popoli sedentari; la paleobotanica ha contribuito a far luce sui processi di differenziazione delle specie vegetali addomesticate; genetica e informatica stanno contribuendo a chiarire alcuni nodi della ricerca.
Lo studio dei suoli e la datazione dei vegetali hanno stabilito con relativa precisione i luoghi d'origine e i tempi di diffusione dell'agricoltura, partendo dal presupposto che, rispetto a quelle selvagge, le aree coltivate si distinguono per la scarsa diversificazione delle specie vegetali: un campo è tale in quanto è stato liberato dalle molte piante non commestibili o dannose, a favore dell'unica che è stata seminata.
I risultati. Tre centri sono stati individuati come luoghi d'origine della cerealicoltura: l'Asia sud-occidentale, per il frumento e l'orzo; la Cina settentrionale, per il miglio; l'America centrale per il mais. In altre tre vaste aree si svilupparono forme locali di piantagione: i fagioli e il peperoncino in America meridionale; il sorgo, il miglio, il riso africano e la patata dolce nell'Africa sub-sahariana; il pepe e in seguito il riso nell'Asia sud-orientale.
Puntiamo la nostra attenzione sull'irradiazione del frumento e dell'orzo. Dal 10.000 all'8.000 a.C. nel Vicino Oriente, sui monti Zagros e del Tauro, si verificarono i primi tentativi di domesticazione di questi cereali, che in quelle zone crescevano spontanei; intorno all'8.000 a.C., essi risultano coltivati anche nelle terre mesopotamiche, sugli altopiani anatolici, in Libano ed in Palestina; a partire dal 6.000 a.C. la loro coltivazione s'integrò con l'allevamento; l'Europa sud-orientale fu raggiunta dalla cerealicoltura dopo due millenni e altrettanti occorsero per il passaggio dalla Grecia alle isole britanniche.
Va segnalato come proprio la lentezza del processo di diffusione abbia permesso l'adattamento delle specie coltivate ai diversi ambienti naturali. Diversi fattori giocarono a favore dell’espansione della cerealicoltura: l'incremento demografico obbligò le popolazioni ad occupare nuovi suoli; l'attività migratoria comportò il trasferimento delle tecniche agricole nei luoghi colonizzati; gli scambi permisero la trasmissione d'informazioni.
Un modello, simulato al computer e verificato da accertamenti sul campo, ha fornito dati interessanti: i suoli coltivati avanzarono di un chilometro all’anno, con una velocità media di 25 chilometri per generazione; questa velocità fu assai inferiore a quella delle emigrazioni, che è stimata da 300 a 2.000 chilometri per generazione.
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