Indietro.gif (940 byte) Avanti.gif (933 byte)

SecondaTappa.gif (4687 byte)

Dopo aver superato l'area boschiva più fitta, la strada, seguendo il crinale giunge al versante sud-est, a differenza del precedente è quasi privo di conifere, ma abbonda di latifoglie, alberi a foglie caduche e larghe e anche il sottobosco diventa più ricco di arbusti e specie erbacee. Il panorama spazia sulla valle della Ripa verso Cesana e sul versante di fronte, profondamente inciso dall’erosione del Rio Nero.

Ciliegio.gif (38289 byte)

L'acero di monte ha chioma arrotondata e tronco tortuoso, le foglie sono opposte e piccole con tre lobi principali e i piccoli fiori sono giallo-verdi. Il frassino è alto e a cupola, con rami largamente spaziati; le foglie sono opposte e dentate; in primavera ha fiori maschili e femminili di grandi dimensioni disposti su rami diversi. Il ciliegio selvatico ha forma piramidale, la corteccia lucida e castana che si stacca in strisce, le foglie sono alterne con apici lunghi e margine dentato, i fiori sono bianchi a cinque petali. Tutti questi alberi nel periodo autunnale assumono delle tipiche colorazioni giallo-arancio che rendono il paesaggio particolarmente suggestivo. Il sorbo degli uccellatori si distingue molto bene in autunno quando è carico di frutti rosso-vivo raccolti in grappoli, che costituiscono una riserva di cibo per molti uccelli e altri animali del bosco, come anche i frutti della rosa canina e dell'uva spina. Un altro piccolo albero caratteristico di questa tappa è il pruno selvatico che in autunno è carico di "marmotte", piccole prugne gialle, dal cui nocciolo, in passato veniva estratto un prezioso olio nel frantoio di Salbeltrand. Le bacche di ginepro vengono ancora oggi usate in cucina per aromatizzare i piatti di la cacciagione e per produrre una tipica marmellata chiamata lustrè, utilizzata come ripieno dei goffri, cialda tradizionale della Valle.

aquila.gif (24453 byte)

Nei cieli sovrastanti il sentiero si possono avvistare, con un po’ di fortuna , tre rapaci: l'astore, lo sparviero e l'aquila reale. I primi due cacciano piccoli mammiferi prevalentemente all'interno del bosco; l'aquila, al contrario, preferisce gli spazi aperti come la prateria alpina; è il più grosso rapace delle Alpi, infatti ha un'apertura alare di due metri e può pesare fino a cinque kg nidifica sulle cengie rocciose, si nutre principalmente di marmotte, ma il suo "menù" comprende anche piccoli di camoscio, stambecchi, caprioli, lepri e talvolta animali morti. E' possibile avvistarla durante le sue ricognizioni sulla valle e riconoscerla grazie alle dimensioni, alla potenza del volo e, per i giovani al di sotto dei cinque anni, dalle caratteristiche macchie bianche sotto le ali e la coda.

Sulla destra è visibile un affioramento di rocce scure, a struttura scistosa assai fratturate, si tratta di calcescisti, rocce metamorfiche di origine sedimentaria costituiti da una mescolanza di minerali carbonatici e silicei difficili da distinguere ad occhio nudo a causa della grana fine, i minerali sono disposti secondo piani paralleli, simili a tanti sottili strati, ciò rende la roccia molto tenera e poco resistente all’erosione, di conseguenza si formano estesi sfasciumi alla base dell’affioramento. Questo tipo di roccia si è originata come deposito sul fondo di un oceano (Tetide) che occupava questa zona da 200 a 100 milioni di anni fa. L’origine dei sedimentiva ricercata nella lenta decantazione dei microscopici organismi marini a scheletro calcareo che formano il plancton; il consolidamento dei fanghi ed il metamorfismo hanno fatto assumere alla roccia l’aspetto attuale.

Monti1.gif (37672 byte)

Durante l’orogenesi alpina le enormi pressioni ed i movimenti tettonici hanno sollevato queste rocce dalle parti più basse dell’antico oceano alla cima di montagne come il Rocciamelone, la Rognosa di Sestrière, la Pierre Menue e molte altre .

Indietro.gif (940 byte) Avanti.gif (933 byte)